Comuni, pareggio più «facile» fino al 2020 – Ecco le istruzioni della Ragioneria
Comuni, pareggio più «facile» fino al 2020 – Ecco le istruzioni della Ragioneria
di Gianni Trovati
I calcoli sul pareggio di bilancio degli enti locali allargano i vincoli per tutto il triennio, e permettono di considerare anche il fondo pluriennale vincolato del 2020 escludendo solo la parte finanziata da debito e le quote dei mutui confluite nell’avanzo. Le Regioni che non avviano i patti territoriali per liberare gli investimenti degli enti locali si vedono bloccare spesa corrente e assunzioni, ma lo Stato non può sostituirsi ai ritardatari. Nella circolare annuale con le istruzioni sui vincoli di finanza pubblica degli enti locali (circolare n. 5/2018, con allegati1, 2 e 3), la Ragioneria generale risponde così alle due sentenze costituzionali (la 247 e la 252 del 2017) che nei mesi scorsi hanno colpito le norme sul pareggio.
Avanzi La sentenza 247 (si veda il Quotidiano degli enti locali e della Pa del 30 novembre 2017) aveva “promosso” le regole del pareggio, a patto di interpretarle in modo da non vincolare a priori gli «avanzi» (cioè i risparmi accumulati nell’esercizio finanziario) delle Regioni. Per gli enti locali, spiega la Ragioneria, il principio è rispettato grazie a una dose di flessibilità: per tutto il triennio oggetto dei preventivi da approvare entro fine marzo, nelle entrate che contano per il pareggio entreranno le somme del fondo pluriennale vincolato (al netto del debito) anche per le parti non esigibili nell’anno. Anche nel 2020 (diversamente da come ritenuto finora) sarà possibile conteggiare anche il fondo pluriennale vincolato derivante da avanzo purché non finanziato da economie di mutui e prestiti. In sostanza le regole per il rispetto del pareggio di bilancio dal 2020 non cambiamo più rispetto agli esercizi precedenti. Sempre in fatto di flessibilità, è da sottolineare che il pareggio va rispettato a preventivo e rendiconto, ma non più nelle variazioni di bilancio, che non devono più essere accompagnate dal prospetto.
Patti regionali La sentenza 252/2017 (si veda il Quotidiano degli enti locali e della Pa del 7 dicembre 2017) ha invece azzoppato il Dpcm che regola i patti regionali, con cui gli enti si scambiano gli «spazi finanziari» per gli investimenti sotto la regia regionale. Il sistema, spiega la circolare, continua a funzionare, e a colpire con i blocchi di spesa e assunzioni le Regioni che non lo attivano. A scomparire è il potere sostitutivo dello Stato sulla Regione in ritardo.